Ci siamo. I siciliani hanno oggi la possibilità di decidere quale sarà il prossimo segretario regionale e nazionale del Partito democratico. Si tratta di una straordinaria occasione di democrazia diretta, con cui elettrici ed elettori, iscritti e simpatizzanti, potranno indicare la rotta del più grande partito dell’opposizione. Ma anche – e forse soprattutto – una formidabile opportunità per ricordare al resto del Paese che l’Isola c’è, è attiva e reattiva, e vuole incidere in maniera determinante nella definizione dell’agenda pubblica e politica della nazione.
Per questo ora più che mai serve un segnale forte di partecipazione. Lasciare vuote le sezioni non significa solo rinunciare ad essere protagonisti di questo cambiamento, ma vuol dire legittimare di fatto il pensiero di chi vede nella Sicilia e nel Mezzogiorno vere e proprie terre di conquista, incapaci di autodeterminare il proprio futuro e di gestire con trasparenza la propria rappresentanza. Al di là delle preferenze soggettive, dunque, è determinante non disertare e dare il propri contributo a questa fondamentale tappa democratica.
Come è noto, ho deciso di sostenere con entusiasmo la mozione di Dario Franceschini e la piattaforma di Giuseppe Lupo. Sono state per me scelte molto naturali, mosse da una convinzione fortissima: la crescita della Sicilia e delle aree deboli del Sud, del tutto ignorata sia dal gopverno regionale che da quello nazionale, deve tornare ad essere l’elemento qualificante e centrale della politica di sviluppo del nostro Paese. Questo obiettivo è indicato, nero su bianco, nel documento programmatico di Franceschini ed è perfettamente recepito dalla mozione di Lupo.
L’Italia perde coesione sociale, economica e culturale. Pericolose derive divisive si manifestano ormai a tutte le latitudini e imperversano in Sicilia, dove da mesi si parla di un partito del Sud. Occorre dunque chiamare a raccolta tutte le forze capaci arginare questa deriva, e fare della riaffermazione della coscienza unitaria e del consolidamento del patto di solidarietà nazionale la propria bandiera. La nuova sfida meridionalista parte da qui.
Sul piano dell’azione politica, seguire questo precetto significa rifiutare categoricamente ogni tentazione isolazionista, denunciandone i pericoli anche all’interno dell’area progressista. Soprattutto, però, significa recidere senza esitazione ogni ipotesi di convergenza con forze di governo e di maggioranza che hanno determinato il più completo stallo in Regione. Esprimersi a favore della mozione di Giuseppe Lupo vuol dire muoversi concretamente in questa direzione. E operare una scelta di campo forte, chiara, che si oppone con forza alle pastoie di palazzo e che mira invece ad aprire il partito alla società civile e alla più ampia partecipazione dalla base. Una sfida alta e possibile, condivisa con entusiasmo da tante personalità cresciute in aree culturali e politiche diverse come Piero Fassino, David Sassoli e Rita Borsellino.
Certo, oggi non si vota per le politiche e neanche per le amministrative. Forse non sarà domani che Raffaele Lombardo si deciderà ad uscire dall’immobilismo. Forse non sarà domani che il governo Berlusconi invertirà la propria devastante politica antimeridionale e antisiciliana. Tuttavia, ai siciliani è data oggi la possibilità di lanciare a questi signori un messaggio forte e inequivocabile che riporti alla loro memoria una massima di Abraham Lincoln: “Si possono ingannare poche persone per molto tempo o molte persone per poco tempo. Ma non si possono ingannare molte persone per molto tempo”.