Site Loader

Primo maggio a L’Aquila: un’occasione unica per tornare parlare di unità nel mondo del lavoro. Seppur da posizioni ancora distanti, i sindacati compiono oggi un atto concreto verso il dialogo e la convergenza. Non si fermino qui. Abbiano il coraggio di trasformare questo primo timido passo in un cammino attraverso il sentiero della cooperazione responsabile. In una società complessa come quella italiana i problemi si risolvono mettendo insieme le forze. Un concetto vero specialmente in tempi di crisi, e tanto nella politica quanto nella società civile.

Una lezione che avremmo dovuto interiorizzare già da molto tempo. In particolare dal lontano 1993, quando l’accordo sulla politica dei redditi riuscì a tirare fuori dalle secche l’Italia, aumentando il potere d’acquisto e ponendo le basi del risanamento economico. In un momento di grave congiuntura, l’Italia riusciva a trovare il massimo del consenso intorno alle riforme necessarie.

E oggi? La situazione è al contempo molto simile e molto diversa. A renderla simile, naturalmente, lo scenario di crisi, la drastica recessione e le drammatiche ripercussioni sui livelli occupazionali e sulla qualità della vita delle persone. A renderla diversa, da una parte le specificità di un governo muscolare e unilateralista, dall’altra importanti segnali che ci dicono che questa tempesta economico-finanziaria non è determinata da semplici quantunque drammatici fattori congiunturali, ma da un deficit sistemico. Ebbene, sono proprio queste specificità dell’attuale esecutivo e della crisi in atto a rendere ancora più importante l’azione unitaria nel mondo del lavoro.

Trasformare la crisi in una occasione per rendere l’Italia un paese più giusto vuol dire fare nuove leggi. Provvedimenti che garantiscano una distribuzione della ricchezza più equa tra le fasce sociali, come pure tra le zone forti e le zone deboli del pese. Il governo sembra intenzionato a continuare la sua azione secondo un’impostazione antisociale e antimeridionale. Una linea che, nella maggioranza dei casi, non ammette la minima apertura alle istanze avanzate dalle opposizioni. In questo quadro i sindacati possono dare, oggi come mai, un apporto straordinario in termini di competenza. Il Paese non può permettersi aspre contrapposizioni. Il muro contro muro rischia di allungare i tempi su ogni riforma o di innescare conflitti sociali deleteri.

Tornare alla politica della concertazione vuol dire ricominciare a percorrere la strada della mediazione e della cooperazione responsabile. In attesa che il governo si renda conto di questo e si decida ad aprire un confronto di merito con tutto il Parlamento, il sindacato deve accettare la sfida dell’unità, non rinunciando ad alzare la voce quando è necessario, ma, allo stesso tempo, evitando di offrire straordinari alibi all’esecutivo per propugnare politiche muscolari e divisive.

Ripartire uniti dall’Aquila non vuol dire solo dare un importante contributo di solidarietà davanti a un immane dramma. Vuol dire anche, e soprattutto, far passare un messaggio di responsabilità e coerenza. Se le forze del lavoro riescono a superare le divisioni di fronte alla crisi abruzzese, significa che sono in grado di farlo anche sul piano nazionale. Significa che, al di là delle divergenze contingenti, trovare un orizzonte comune è possibile. E sicuramente auspicabile.

Post Author: DantonioSoul77

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *